Il sistema bancario italiano e l’uscita dalla crisi: intervento di Fabio Panetta, Vice Direttore Generale della Banca d'Italia
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Fonte:
www.bancaditalia.it
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Autore:
F. PANETTA
In allegato, l'intervento del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Dr. Fabio Panetta, Il sistema bancario italiano e l’uscita dalla crisi, presso l’Associazione Bancaria Italiana a Roma, nell’ambito del convegno su ’Unione Bancaria e Basilea 3 – Risk & Supervision 2017’.
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Negli anni della crisi, ha sottolineato l'A., "la Banca d’Italia ha affrontato numerosi casi di banche in difficoltà. Dal 2011 vi sono state 36 procedure di amministrazione straordinaria. Nei 17 casi per cui non è stato possibile individuare una soluzione di mercato gli interventi si sono conclusi con l’avvio della liquidazione coatta amministrativa; si tratta di piccole banche, con attivi pari complessivamente allo 0,2 per cento del totale nazionale.
In una condizione di mercato in cui il trasferimento delle attività bancarie è divenuto difficile, il nuovo quadro normativo europeo rende problematica la gestione delle crisi di intermediari più grandi. Gli interventi sono affidati a una molteplicità di autorità e istituzioni – nazionali ed europee – tra loro indipendenti, con obiettivi non allineati e in assenza di una efficace azione di coordinamento. Ciò prolunga i tempi necessari per la soluzione e rende il processo decisionale poco trasparente ed inefficiente, con il rischio concreto di confondere le responsabilità degli attori coinvolti. L’esperienza recente mostra che tali criticità possono essere mitigate a condizione che esistano concrete soluzioni di mercato.
Le interpretazioni che sono state date sinora alle nuove norme non permettono il ricorso a strumenti utilizzati in passato per gestire senza traumi casi aziendali problematici; esse finiscono di fatto per complicare la gestione delle crisi. In particolare, gli interventi preventivi dei fondi di tutela dei depositi non sono oggi consentiti, in quanto equiparati ad aiuti di Stato; su questo tema il governo italiano ha opportunamente presentato ricorso alla Corte di giustizia europea. Limiti eccessivamente stringenti sono inoltre stabiliti all’impiego di fondi pubblici, anche se conveniente sul piano finanziario e dopo il pieno coinvolgimento di azionisti e titolari di crediti subordinati; ciò pur in presenza di rischi gravi per la stabilità sistemica o di contagio di altri intermediari.
L’efficace gestione delle crisi richiede tempi rapidi e certi, una chiara definizione delle priorità e delle responsabilità, piena cooperazione tra i soggetti coinvolti. Nel rispetto delle norme europee, gli interventi di tutte le autorità devono essere volti a preservare il valore dell’attività bancaria, a vantaggio dei risparmiatori, dei lavoratori, delle imprese affidate. In assenza di questi elementi si accrescerebbe la vulnerabilità degli intermediari in crisi, come sperimentiamo nella pratica.
Le difficoltà che hanno preceduto l’accordo sulla ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi, il lungo e tormentato confronto relativo alla Banca Popolare di Vicenza e a Veneto Banca non dipendono da vincoli finanziari; le risorse stanziate dal Governo sono di gran lunga superiori a quelle necessarie per il risanamento di questi intermediari. Esse dipendono da ostacoli di natura normativa, che possono e devono essere superati. Una soluzione relativa alle due banche venete va definita in tempi molto brevi, salvaguardando i risparmiatori e garantendo continuità ai rapporti creditizi che interessano numerosissime imprese piccole e medie operanti in un’importante area economica del paese. L’impegno delle autorità italiane in questa direzione è massimo".
In ordine al delicato tema delle strategie delle banche nella gestione degli NPL, Panetta ha affermato:
"Le linee guida pubblicate dall’SSM costituiscono un importante riferimento; stiamo lavorando per estenderle alle banche sotto la diretta supervisione della Banca d’Italia, con gli opportuni adattamenti. Le opzioni a disposizione degli intermediari sono molteplici e vanno sfruttate. Il sistema bancario è ora più consapevole delle diverse leve attivabili, come dimostrano le iniziative già avviate, ma occorre rafforzare ed estendere l’impegno.
Le banche devono utilizzare al meglio gli strumenti già disponibili sul fronte degli accordi stragiudiziali con le imprese per la ristrutturazione dei debiti e per il trasferimento dei beni immobili in garanzia. L’efficacia delle misure dipende strettamente dal loro grado di utilizzo da parte delle banche.
Occorre inoltre migliorare la disponibilità di informazioni esaustive e affidabili sulle esposizioni deteriorate. La nuova segnalazione sulle sofferenze introdotta dalla Banca d’Italia con questo obiettivo sta dando una spinta su questo fronte.
Vi sono ampi margini di miglioramento della qualità dei dati segnalati. In più casi le informazioni sullo stato delle procedure di recupero e sulle caratteristiche delle garanzie non sono complete. Vi sono comportamenti differenziati riguardo le procedure avviate; non tutte le banche agiscono con tempestività. È necessario intensificare gli sforzi per recuperare i ritardi accumulati e sfruttare appieno le potenzialità della nuova base dati. Le informazioni devono divenire parte di quelle fornite ai vertici aziendali per definire le strategie volte a massimizzare i tassi di recupero.
Un secondo importante tema riguarda i tempi della giustizia. La riforma complessiva delle procedure concorsuali avviata dal Governo, che ha fatto confluire in un disegno di legge delega la proposta della Commissione Rordorf, contribuirà efficacemente a migliorare l’efficienza e gli esiti delle procedure. La razionalizzazione e la semplificazione che la delega legislativa mira a realizzare costituiranno un importante avanzamento.
Misure organizzative volte a favorire la specializzazione dei giudici all’interno dei tribunali (specie per ciò che attiene la materia concorsuale) potrebbero essere adottate in tempi brevi. Una legge che istituisca sezioni specializzate vere e proprie su tutto il territorio nazionale – anche ridisegnando le competenze dei tribunali e accentrando almeno i procedimenti più complessi – amplierebbe i margini di miglioramento.
Alcuni dei problemi di lentezza delle procedure non dipendono dal quadro legislativo. Tra i tribunali italiani si rileva una notevole eterogeneità nei tempi delle procedure fallimentari e concorsuali. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, alla fine del 2015 la durata media delle esecuzioni immobiliari era pari a 2 anni nel distretto di Trieste e a 8,2 in quello di Messina; per le procedure fallimentari si va da 4,8 anni nel distretto di Trento a 15,4 in quello di Messina. Un miglioramento dell’efficienza dei tribunali con tempi superiori alla media contribuirebbe in misura importante allo smaltimento dei crediti deteriorati.
Rilevanti e rapide cessioni di crediti deteriorati possono essere la soluzione solo qualora sia a rischio la stabilità della banca. Vanno evitate politiche generalizzate di vendita, che condurrebbero di fatto a un indesiderabile trasferimento di risorse a danno delle banche italiane e in favore dei pochi investitori specializzati, in larga misura di origine estera, che operano in regime di oligopolio sul mercato dei crediti deteriorati. Politiche di questa natura intaccherebbero il capitale delle banche in una fase in cui l’emissione di capitale di rischio è ancora difficoltosa.
Il problema dei crediti deteriorati è avviato a soluzione; ma come è accaduto in passato, il suo superamento richiederà tempo. Le banche devono nondimeno affrontarlo con decisione, adottando politiche prudenti in materia di accantonamenti e migliorando la gestione interna, anche delle esposizioni con un grado di deterioramento inferiore rispetto alle sofferenze. Esse devono valutare l’opportunità di mantenere in bilancio le posizioni deteriorate sulla base delle effettive prospettive di recupero".
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